Contatta napoli.com con skype

Calcio
Aurelio e la sindrome ADL
di Mimmo Carratelli
(da: Corriere dello Sport del 15.03.2024)
Aurelio De Laurentiis è il problema antropologico del secolo. Deve cambiare. Deve fare un passo indietro. Non può essere sempre irascibile. Deve darsi una calmata. Non deve aggredire. Ma il poeta ammonisce: perdete ogni speranza voi che pensate questo. Non si cambia un uomo a 75 anni. L’impasto si è solidificato. La sua natura è incorreggibile. Il lessico volgare ineliminabile. E il calcio, vetrina più popolare del cinema, gli dà modo di esprimersi ai massimi livelli di bile, di nervoso, di insulti. Lo scazzo non vuole pensieri. E Aurelio non ci pensa due volte per offendere l’umanità circostante che ritiene ovviamente inferiore.

Immanente la sindrome del marchese del Grillo. C’è stato un trauma infantile che ha provocato tutto questo? Un trauma che si chiama desiderio, un desiderio non appagato da bambino che l’ha reso immediatamente furioso?

Il destino del Napoli è legato a una persona così spettacolarmente instabile. È stato sempre così, dai primi insulti, che cazzo avete vinto, ma una serie di successi e di collaboratori pazienti hanno limitato le scosse telluriche di De Laurentiis fino alle esagerazioni attuali.

Si può sospettare che a sconvolgere la natura presidenziale, già ampiamente predisposta, sia stata un’altra sindrome, la sindrome dell’abbandono, il vuoto esistenziale provocato dall’addio di Spalletti e Giuntoli. Il tradimento ne ha scosso la sicurezza del comando, la protervia del padrone, il fascino irrinunciabile dell’egocentrico.

Il problema di De Laurentiis è la forte personalità, condita da un brutto carattere. Con un simile Diabolik, come rifondare il Napoli, giunto al capolinea di un ciclo con uno scudetto conquistato e subito perduto? Impresa dura ch’ogni lingua diventa, tremando, muta e tutti no l’ardiscon di dire.

Due sono le strade. Il presidente sceglie collaboratori e tecnico consenzienti, ubbidienti, sottoposti e lui fa tutto, così si ripete il disastro di quest’anno. Il presidente sceglie collaboratori e tecnico di personalità, capacità e conoscenze, indipendenti e padroni esclusivi del loro ruolo e si va inevitabilmente allo scontro. De Laurentiis è prigioniero di se stesso. Giunto ai vent’anni di presidenza, si prende l’ironia di quelli che “ogni ventennio finisce male”.

Il Napoli ha bisogno di rifondarsi. C’è tutta la linea della difesa da rinnovare con giocatori di alto livello, esigenza primaria in ogni squadra da ricostruire. Bisogna cercare i nuovi Albiol, i nuovi Koulibaly, i nuovi Kim. Si parte sempre dalle fondamenta. Della “rosa” evaporata dei campioni d’Italia ci sono da salvare quattro, cinque protagonisti, Kvaratskhelia in testa.

Può tornare utile il rientro di Folorunsho dal prestito al Verona, con i veneti gran campionato del ragazzo italiano di origini nigeriane, 26 anni, robusto, sfrontato, audace al tiro, preso dal Napoli per un milione cinque anni fa.

Non sarà facile ingaggiare un centravanti da venti gol dopo Osimhen. E sarà il momento di impiegare Raspadori nel ruolo più congeniale, magari cambiando il modulo tattico, 24 anni, calciatore di talento costato 35 milioni.

Questo a grandi linee il futuro del Napoli da impostare subito, in questo mese, massimo in aprile, per non arrivare tardi al calciomercato. Ma torniamo al punto di partenza. De Laurentiis vorrà fare ancora da solo o affidarsi a uomini di calcio?

Identificare subito l’allenatore. Calzona sembrerebbe la soluzione più logica, a portata di mano, ha qualità, conosce da tempo il Napoli e l’ambiente, escluderebbe salti nel buio considerando i nomi dei tecnici che si attribuiscono ai progetti (?) del presidente, Conte di forte personalità con inevitabili scontri, Italiano tutto da scoprire, Palladino troppo giovane per sostenere il clima tellurico partenopeo.

La scommessa-Calzona varrebbe qualsiasi altra scelta. Il ritorno di Sarri è da escludere, il passato è passato. Un errore sarebbe puntare su un “nome forte” di cui De Laurentiis si farebbe paravento e col quale finirebbe col litigare.

Il Napoli è in trappola perché De Laurentiis è in trappola. L’anno prossimo bisognerà riguadagnare la qualificazione in Champions altrimenti salta l’abile e oculata gestione del bilancio azzurro, gran merito del presidente, e sarebbe la fine.

Quest’anno, intanto, una pallida speranza se il quinto posto varrà la Champions. La Roma è a +4. Ma il Napoli domenica incontrerà l’Inter a Milano (col vantaggio dei supplementari dei nerazzurri a Madrid, la delusione e un giorno di riposo in meno), poi l’Atalanta dopo la sosta. E Calzona in condominio con la Slovacchia.



15/3/2024
RICERCA ARTICOLI